A
sorpresa, mi si liberano due ore in pausa pranzo... sono lesso, perchè
la terra è bassa, ma il richiamo del Serra è più forte del riposo.
Mentre vado, penso alle mie gambe di legno, alla forma lontana, ai bei
tempi in cui non sentivo la catena in salita e di quanto sia ora
difficile essere "quello di prima"...
Ma appena la salita inizia, come una forza più forte di me, inizio a sperare che qualcuno mi superi, per approcciare un scontro a viso aperto... una speranza sempre avuta, rarissimamente avverata.
E invece oggi è successo... un ragazzo mi supera forte! Mi obbligo a
lasciarlo andare, di continuare tranquillo del mio passo... se ne va, è
avanti di 15 metri... niente, non ce la faccio, devo andargli dietro! E
quella musica della catena che scende un paio di denti, la danza sui
pedali e l'ossigeno sempre al limite mi travolge e mi trasforma... È lui
il più forte, oggi, e gioco in difesa. Cambi di ritmo, ma non cedo
rimanendo aggrappato a un filo sempre più esile... L'ultimo suo scatto
ai 24 all'ora è una coltellata su tutte le gambe, ma mordo grinta e
strada: lui non mi staccherà! E non mi ha staccato...
Amo la bici
per questa sua crudeltà. La amo perchè riesce a cambiare tutto con
niente. Ma soprattutto perchè mi rende felice di essere più debole di
altri, dandomi gli stimoli per poter essere più forte. Amo la bici
perchè, tutte le volte, mi ricorda maledettamente la vita: la sfida
infinita fra l'essere forte o debole, dove spesso è il debole che sa
essere più forte.
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