giovedì 17 marzo 2011

GF Casciana Terme: iscritto!

Visto che il tempo va migliorando, la salute pare ci sia e la gamba no (ma a quello ci sono abituato), mi sono iscritto alla GF Inkospor di Casciana Terme. Percorso decisamente veloce ma tremendamente impegnativo per uno come me. Non che su altri percorsi renda di più, ma semplicemente è un tracciato con tante salite molto corte e mangia e bevi che alla fine mi spezzeranno in due. Il kmtraggio non è elevato, appena 117 km, e nemmeno il dislivello. L'esperienza mi insegna però che arriverò stremato all'arrivo.
Gli ultimi km sono i più difficili in fatto di salite. L'impegnativa ascesa al Garetto, seguita dallo strappo duro verso Chianni. Poi la salita breve ma sicuramente determinante di Collemontanino, con pendenza non trascurabili tantopiù in un finale di gara. Poi qualche ondulazione ma soprattutto discesa, e infine arrivo in salita.



Nessun obbiettivo in particolare, solo fare un po' di gamba e divertirsi. E poi via a Cecina al Trofeo Costa Etrusca.

lunedì 14 marzo 2011

In gruppo con gli Omeghi!

Forse sono fin troppo meteopatico (sempre che si dica così), ma le previsioni per domenica sono davvero terribili. In programma ci sarebbe la prima prova del circuito toscano di Cicloturismo, con la prova di Pisa. Il rischio però è quello di passare il sabato riposandosi, buttando via una giornata tutto sommato accettabile per poi ritrovarsi la domenica senza poter pedalare causa pioggia.

Quindi decido di non gettare la giornata, e se poi non dovesse piovere si pedalerà anche domenica! Per il giro di questo sabato niente di particolarmente impegnativo in programma. Partenza poco prima delle 8, temperatura gradevole, un po’ di vento teso e dopo pochi metri Ale in macchina. Mi aggiorna sulle ultime della cicloturistica e poi se ne va verso il meccanico. Io invece verso il ritrovo della Polisportiva Omega.

Sono in ritardo dannazione, e non posso far altro che spingere da subito. Dopo 20 minuti molto tirati arrivo in piazza a Fucecchio dove trovo 5 ex compagni ad aspettarmi. Non arriva nessun altro e partiamo. Un gruppetto molto eterogeneo e bilanciato, senza nessuno che si lamenta troppo di questo o di quell’altro. Perfetto.

Ci dirigiamo verso Pistoia, anche se un vento non intenso ma fastidioso tenta di respingerci. Nonostante tutto il passo è sempre molto buono e non sono rari dei tratti oltre i 40 orari. Quando tocca a me scandire il passo faccio abbastanza fatica, ma il ritmo che riesco a tenere è comunque molto buono. Dopo la crisi incredibile di giovedì, penso di stare sicuramente meglio. I tempi migliori sono altri però.

Sul primo GPM di giornata, il Serravalle, faccio un ritmo parecchio sostenuto, e ho al conferma di stare meglio rispetto all’ultima pedalata. Carlo mi è a ruota e dimostra che oggi sarà un osso duro. Poi aspettiamo gli altri e via, fra vivai e strade più che secondarie, verso l’attacco del San Baronto.

A inizio salita capisco immediatamente che non posso farcela a mantenere il ritmo di Carlo. Infatti mi stacco subito, ma lui rallenta e mi aspetta. Iniziamo così a salire del mio passo, anche se lui poteva tranquillamente andare più forte. Una situazione utilissima, perché se fossi da solo sicuramente sarei salito molto più piano. Così invece, con qualcuno da seguire, dò l’anima e produco uno sforzo che va al di là di quelle che avrei considerato le mie reali possibilità. Non è questo l’allenamento migliore? Quello così simile alla gara? Perché in una gara non avrei mai considerato l’alternativa di staccarmi, mentre adesso si, l’ho fatto. L’avrei fatto.

Una questione di motivazioni alla fine, in bici come nella vita. Quando si è al limite si è di fronte a due possibilità: lasciare o continuare. Vada per continuare.

Verso la vetta riesco anche ad aumentare il passo, e i watt sono dalla mia parte. Non è una questione di pendenze più dolci o vento. Produco proprio dei watt in più e questo è incoraggiante. Carlo poi scatta e non riesco a seguirlo, ma ormai siamo in cima e va più che bene così. Oggi pedale veramente bene!

Aspettiamo tutti e poi discesa noiosissima verso Vinci. L’idea è quella di salire Faltognano, ma in corrispondenza della casa di Leonardo giriamo a sinistra verso una meta alternativa: Sant’Amato. È Mario che l’ha proposto, pare che la strada lì finisca, ma è una bella salita.

Infatti lo è. Fra gli olivi, silenziosa, poco trafficata, bei panorami. E belle pendenze, in alcuni tratti. Si ripete la stessa lotta fra me e Calo, ed è ancora lui a spuntarla. Va bene così comunque.

Nel ritorno verso casa, appena superata Vinci, Mario si mette a pestare di brutto. Io sono 20 metri indietro, intento a levarmi la mantellina. Provo a recuperare ma le gambe non mi sostengono. Rimango al vento, ovviamente contrario! Confidando che mi aspettino, vado regolare sui 37-38 senza morire inutilmente, ed infatti dopo qualche km ci ricongiungiamo.

A Bassa rimango di nuovo da solo, ma stavolta è perché loro vanno verso casa ed io pure. Fino all’imbocco della salita di Poggio Adorno, affronto i km di pianura con un bello spirito battagliero nonostante sia da solo. Non è certo una cronometro, ma il passo è molto buono. In fondo è proprio quello che mi serve: fare fatica dopo un tot di ore. Me lo ritroverò alle GF.

Affronto pure Poggio Adorno a buona intensità e poi gli ultimi 5 km li prendo molto tranquillamente come scarico.

Una buona girata! 107 km e 28 di media. Gambe stanche ma fino a un certo punto... accontentiamosi!

lunedì 7 marzo 2011

Start me up, la passione non muore mai. GF Val di Cecina


Forte, ma che dico forte, fortissimo dei miei 110 km in tre uscite dal lunedì al sabato ho sempre pensato a questa GF con fiducia. Non mi ricordo più come è bello alzarsi la mattina senza sentirsi completamente stanchi, senza aver fatto nulla. E invece a sorpresa il risveglio è muto di certe sensazioni, strano! E allora una colazione molto leggera e gli ultimi preparativi. Ieri sera mi sono dimenticato di dare l’olio alla catena (sai che rumori sennò) e di mettere il chip alla bici (sai la novità).

Alle 7 e dieci abbandono casa portandomi dietro anche la solita e sgradevole sensazione di essermi dimenticato qualcosa. Di certo mi porto dietro una fiducia che non si spiega, ma pure delle motivazioni impensabili fino a un paio di settimane fa. Si fa presto a cambiare, molto di più di quanto si pensi. Prendere quel che viene e godere di tutti quegli attimi che questo sport continuerà a darmi. Così come non ci sono più tabelle da fare in settimana e programmi a lunga scadenza, non c’è nemmeno più l’animo corsaiolo estremizzato. Almeno credo.

Tempo dieci minuti e sono da Sara, oggi viene anche lei per fare un allenamento diverso dal solito.
Nemmeno un ora di viaggio fra le stupende colline pisane e livornesi che siamo arrivati. Ritiro dei numeri con tutta calma e preparazione allo stesso modo.

Nuvoloso e un po’ freschino, ma teoricamente dovrebbe uscire il sole entro poco. Mi fido dell’istinto e opto per pantaloni corti, maglietta estiva a maniche corte più manicotti e smanicato.
Si parte alla volta di un giretto di riscaldamento, ma non riesce molto bene visto che troviamo tante persone che conosciamo e quindi le classiche due parole sono di rito. Meglio così però, un parte valida dell’essenza di queste giornate: sport e amicizia.





Del giretto di riscaldamento rimangono un paio di km con un paio di allunghi. Soprattutto però una pericolosa sbandata in curva sulle strisce pedonali. Grip della ruota posteriore assente. Molto strano.

In griglia, tempo di togliersi la mantellina che si parte. L’obbiettivo? Fare a tutta la prima parte della gara per entrare nei gruppi buoni e poi fare il parassita. Così cerco di dare il massimo e non farmi passare avanti da troppe persone. Ci riesco anche abbastanza bene diciamo, e faccio una discreta figuretta quando credendo di salutare Whitney (compagna di Sara) saluto un’altra compagna conosciuta al ritiro dei numeri. Col cavolo che mi ha riconosciuto, vabbè.

La salita comunque è iniziata, il Guardistallo. A tutta, alla morte. Mi alzo sui pedali per rilanciare e... la ruota slitta. Assurdo. Ci riprovo, uguale. Fiducia compromessa.

In cima alla salita non sono piazzato male, anzi. Cerco di lavorare il meno possibile affidandomi ad altri per fendere l’aria. Nella discesa verso Casale Marittimo tocco i 75 km all’ora, anche troppi considerata la situazione odierna del grip. Ok che la strada è bagnata, ma così è eccessivo.

Nei km successivi, un continuo mangia e bevi, mi rendo conto che sono in un gruppo che non è il mio. Vanno troppo forte. Il contakm segna 38 di media. Non c’arrivo di certo in fondo a questi ritmi. Quindi sfruttando anche una curva poco felice mi defilo e mi stacco. Inutile fondersi subito.

La decisione sembra sia azzeccata, visto che il gruppo dietro ha un’andatura molto più congeniale alle mie gambe. Fabio, ricordati quanto poco ti sei allenato nell’ultimo mese!
Per fortuna c’è Carlo con cui fare due parole, il tempo passa meglio. C’è anche un tizio che mi fa notare la condizione del mio nastrino del manubrio. Si stà sfilando dal fondo, un bel problema. Sistemo come posso, ma dubito che riuscirò a portare il tappino sano e salvo all’arrivo.

Inizia la salita di Castagneto Carducci, che poi con lievi pendenze ci porterà ai 312 metri del teorico GPM. Mi limito a rimanere in gruppo, senza mettere la testa fuori, devo solo salvarmi. Riguardo al teorico GPM, è giusto precisare che una volta arrivati lì non c’è nessuna discesa, ma una strada che fra falsopiani e brevi salite e discese porta a Monteverdi. 

Piccolo piccolo sullo sfondo     


Bivio fra i percorsi, giro per il lungo ovviamente, e sono fiero di farlo. Più avanti mi maledirò per questo, lo so, ma per quello ci sarà tempo.
La strada sale attorno al 6%, e anche qui non faccio altro che mantermi nelle prime dieci posizioni, riparato e senza fare inutili fuorigiri con inutili allunghi. Poi discesa e inizia l’ascesa verso Terrazzano, il punto più alto della GF. Come l’anno scorso in cima c’è un po’ di neve e pure quel simpatico tratto con pendenze fra il 10 e l’11%. Amichevole.

Nessun problema però, faccio fatica e forse più di quanta uno pseudo scalatore dovrebbe farne, ma sono sempre in testa ed è quello che conta. In discesa lotto alla sopravvivenza. Mi sembra di guidare sull’olio. L’odore invece è ben contagiato dagli impianti geotermici di Lardarello, che riempiono l’aria di innocui ma aromatici fumi solfurei.


Già, Lardarello. Ci siamo. Si entra sulla strada principale che conduce, fra uno strappo e l’altro, a Pomarance. Poco dopo questo centro abitato si svolta a sinistra, andando a prendere la stradicciuola che porta alla salita di Micciano, un vero incubo per molti. Anche per me, che mi stò iniziando a spengere.

Proprio nell’avvicinamento a questa salita, nello scendere nella valle del torrente Trossa, succede un mezzo misfatto. Siamo in parecchi e su una curva, che fortunatamente ricordavo bene nella sua insidiosità, mi cadono in due davanti. Li evito, quasi fermandomi, a costo però di un buco mica da poco che si è creato con quelli davanti. Rientrare è un problema. Per fortuna con la collaborazione di qualche altro ragazzo ci riusciamo, giusto in tempo vedere con gli occhi pieni di fuorisoglia il cartello di inizio salita. E pure quello che indica l11%. È un truffatore però, si arriva tranquillamente al 14%.

Il gruppo è piuttosto numeroso, ma già dalle prime rampe la selezione è subito evidente. Rimaniamo in una decina, e per quanto mi riguarda sono perfettamente consapevole di dover lottare duramente per non staccarmi. Sempre in ultima ruota, perché oltre proprio non ce la faccio. Il bello però è che uno a uno sono gli altri, quelli che mi stanno davanti, a staccarsi, tanto che in cima siamo appena in 3.

Due sorsate d’acqua volanti al ristoro e via in discesa. Magari via in discesa. Sono subito in difficoltà, anche per il fatto di sapere bene che la discesa è tecnica, rovinata e pure sporca. Tento invano di resistere al rientro dei superstiti del gruppo staccati nelle ultime rampe di salita, ma non c’è niente da fare e rientrano, superandomi.

In un attimo di distrazione generale arrivo troppo in velocità ad una curva, guarda caso proprio nel punto peggiore della discesa, in un tratto bagnato e completamente fessurato a causa del cedimento della strada. Nonc e la farò mai a finire la curva, e la riprova arriva dal fatto che pur provando a frenare omogeneamente la bici scula come non mai. Non mi rimane che affidarmi al destino. Esco di strada superando un fossetto indenne e riesco a far girare di quel minimo la bici per evitare di finire nel bosco. Sempre continuando ad andare, supero di nuovo il fosso con contraccolpi immani in posti che non dico e sono di nuovo in strada.

Per fortuna questa escursione non aggiunge terrore alla mia totale inettudine quotidiana in discesa, e riesco a rimanere con un gruppetto di altre vittime della salita nelle ultime curve della discesa.
In pianura mi accorgo subito che è una tragedia. Se tiro mi vengono fuori i crampi. Quindi, sbattendomene totalmente degli urloni che mi lanciano rimango in fondo, ma non a fare il furbo, semplicemente a sopravvivere!

Ci raggiungono altri da dietro e qualcuno lo raccattiamo per la strada. Io sempre in fondo. Mancano circa 25 km all’arrivo e non c’è un metro di pianura, è un continuo su e giù. Sono davvero a tutta, in pianura come non mai. Ed è proprio in pianura, qualche km prima dell’inizio dell’ultima salita, che un ragazzo mi urla contro di andare a tirare. Io rispondo che non ce la faccio, che farei dei buchi e basta, e lui mi dice che “se non ci si fa, si stà a casa”.

Ecco, quello non lo doveva proprio dire, perché chi mi conosce sa che dall’orgoglio posso far nascere cose inaspettate. Gli rispondo con un telegrafico “Ora si vede”, alla Bugno.

Inizia l’ultima salita, di 4 km. Mi porto subito nelle prime posizioni, perché come ho avuto modo di notare prima i crampi si fanno vivi soltanto in pianura. C’è un tale che tira, ma appena rallenta un po’ non esito a rilanciare. Il gruppo esplode, e quel ragazzo che mi ha consigliato di rimanere a casa riesce a vedere il mio didietro da vicino per soli cento metri. Bye bye stronzo.

Dalla cima all’arrivo è un trenino continuo per tentare di recuperare sul gruppo davanti, ben visibile a vista. Partecipo saltuariamente, perché le energie sono davvero poche e i principi di crampi parecchi. Ci riusciamo però, o meglio, ci riescono in prossimità dei -3 km. A questo punto si prepara tutto per la volata, ma siamo in troppi per le mie ambizioni e le mie gambe. Dopo aver rischiato 3 volte di prendere in pieno gli spartitraffico rinuncio definitivamente allo sprint e mi lascio trascinare sotto la linea d’arrivo.



76° assoluto alla media dei 34 e spicci.Non male per una gara si veloce, ma che fra uno strappo e l'altro nasconde 1900 m di dislivello! Un risultato sorprendente, considerato il fatto di andare decisamente più piano rispetto all’anno scorso. Veramente soddisfatto, perché tutta la differenza stà nel modo in cui ho affrontato la corsa. Se infatti nel 2010 ero si forte di una gamba migliore, c’è però da dire di tutte le energie sprecate in allunghi inutili. Oggi invece la mia gara è stata decisamente pulita e lineare, di esperienza direi. Limando il più possibile dove serviva, difendendomi nei tratti ostili e non esagerando laddove avevo al possibilità di andare più forte.

Quindi circa 35 posizioni guadagnate rispetto all’anno passato, con un distacco dal vincitore più che accettabile: 20 minuti.
E grande consapevolezza che questo “nuovo” ciclismo, molto simile a quello “vecchio” vissuto fino a qualche anno fa, potrà continuare a darmi lo stesso delle belle soddisfazioni.