lunedì 31 gennaio 2011

La crisi del sabato-Il ritorno

Il sabato è un po’ il giro che dedico a me stesso, tracciando un percorso con salite multiple e varie. Per ora niente di particolarmente impegnativo, sia come durata che come dislivello complessivo. Bisogna tenere conto anche delle fatiche degli allenamenti specifici settimanali, che è vero che mi impegnano al massimo un paio d’ore scarse, ma è altrettanto giusto considerare l’intensità di queste.

Così in questo sabato di fine Gennaio ho pensato ad un giro con delle salite molto diverse fra loro, un po’ per allenamento e un po’ per abituarmi a tutto.

Parto alle 7.45 circa, e dopo poche pedalate capisco che sarà un sabato in fotocopia a quello scorso: le gambe non ci sono. È una maledizione. Questa volta però metto subito a frutto la lezione dell’altra volta, e cerco di evito di fare il Rambo illudendomi di essere in una giornata si. La prima cosa che elimino dal programma sono gli scatti. Dopo 3 serie, in giorni così, non fanno altro che spengere del tutto la fiammella.

Così senza forzare mi dirigo verso Pescia, infastidito da un leggero vento nord-orientale e da qualche goccia d’acqua che cade dal cielo. Eppure aveva messo sole e qualche nuvola!
Arrivato nella cittadina alle porte della Svizzera pesciatina, mi rassegno del tutto al tempo capriccioso che si lascia andare del tutto in una pioggerella debole ma costante.

Inizio la salita di Malocchio con moderazione. I tornanti ed i tratti al 10% mi fanno sentire a casa nonostante tutto, e scandisco un passo che mi sembra ideale per non morire e completare il giro senza grossi problemi. A metà salita circa la debole pioggia si trasforma prima in nevischio e poi in neve. Potrei domandarmi chi me lo fa fare ma mi sembra un inutile modo per confermarmi che tanto sano di mente non sono.

La salita finisce a circa 500 m di quota, con una bella nevicata in corso che mi accompagna anche fino a metà discesa, condita però da un fastidioso vento che il versante più esposto a est giustifica.
Poi a Montecatini inizio la seconda salita, la più facile e breve della 4 che mi aspettano. Niente da segnalare se non che nella discesa successiva stavo per stendermi su un tornante a causa della mia noncuranza della strada bagnata.

Da questo momento in poi metto più giudizio, e a rallentarmi ulteriormente è il vento che si stà alzando in modo sensibile. Riesco a riempire le vele solo per pochi km, poi è una guerra per mantenere la bici in una posizione che ricordi quella ortogonale al suolo. Per fortuna però dura poco, perché la svolta verso Montevettolini mi offre una buona ragione per sperare che gli aspri pendii del Montalbano mi riparino dal vento.

Mai illusione fu più grande. Subito mi rendo conto che ci sarà da patire, e se non sono certo i dolci tornanti verso il paesello sopraccitato a preoccuparmi, sono le rampe assassine che mi attendono oltre il paese. Neanche a dirlo, dalle rampe scendono verso di me delle raffiche micidiali, che sommate al 13% di pendenza formano un cocktail di una mostruosità allarmante.

Ci vuole un bel po’ di fiato per arrivare in cima, con relativa gola congelata visto che il vento, oltre che forte, è pure freddo. Scollinare è sempre piacevole, ma in questo frangente apprezzo con tutto me stesso il momento. Nella discesa mi mantengo tranquillo e non prendo troppi rischi, ed arrivo a Casalguidi mangiando una barretta per sopperire alle riserve di glicogeno che, visti gli sforzi, a fine giornata saranno esaurite.

L’ultima salita, il San Baronto, è un’autostrada di dolci pendenze fra il 4 ed il 6% ideale per questo periodo, nonché l’ultima asperità degna di nota di giornata. Le gambe fanno veramente male e anche il contakm mi ricorda che di solito uso tenere un paio di km all’ora in più su questa strada. Ma ci accontentiamo per oggi.

L’arrivo in vetta mi sorprende per due motivi. Il primo è che me al ricordavo più lunga, e questo è il lato buono della faccenda. Quello cattivo è che c’è quasi una tormenta di neve! Neve di poco conto, perché molto bagnata, ingigantita dal forte vento, ma pur sempre neve. Mi accompagna fino a metà discesa, poi si trasforma in pioggia e mi bagno bene tutti i pantaloni e il didietro. 



Praticamente le difficoltà sono terminate, mi rimane la dolce collina di Cerreto Guidi, un po’ di pianura per raggiungere la salitella di Poggio Adorno, questa stessa salita e infine, finalmente, casa.

Giornata da lupi e nemmeno brillante, ma con 1400 m di dislivello abbondanti messi in soccoccia e 103 km per 4 ore esatte. Tutto sommato va bene così, più che altro perché mi sono comunque divertito.


PS: domenica-> Piove. Dei rulli non ho nemmeno sfiorato l’idea, molto meglio una mattinata di studio. Di riposo.  

giovedì 27 gennaio 2011

Allenamenti e prima riunione della nuova squadra

Proseguono anche per questa settimana gli allenamenti secondo lo schema di cui ho già parlato. Visto che è la seconda di carico, questa settimana ho provato ad aumentare i di circa 20 w le ripetute in salita. Direi che vanno bene, se non fosse che mi sento terribilmente stanco! Giusto però continuare così perchè senza provare non posso nemmeno capire se quello che faccio è giusto o no.
Nella speranza di recuperare bene, non mi rimane che aspettare il giro di sabato (voglio fare un po' di salita) con l'augurio di non essere in crisi come lo scorso!

Mercoledì sera è stata la volta della prima riunione di squadra. Che dire, impressione ottima! Mi è sembrata più una rimpatriata fra amici che una riunione di squadra, e la cosa non può che farmi piacere. In diversi li conoscevo già, altri li conoscerò strada facendo. Un unico obbiettivo: divertirsi.!

domenica 23 gennaio 2011

Domenica a metà in gruppo, 79 km!

Da un po' in mente ho l'idea,
ma mai più perchè così è un'odissea,
 il risultato all'autore fa cagare
e perciò si promette di volreci riprovare!

Anticipo mai mi fu sgradito
e anche stamani non mi contraddico
uscendo in strada un poco prima
non pensando al freddo che passa dalla spina.
Le gambe in silenzio scese dalla croce
si scoprono mica tanto male
anche se prima di riaver voce
vuoi che non sia già carnevale?
Nel ritrovo a metà via mezze mani sotto zero
soltanto in un poco di sole spero
dopo la bora che ha seccato riserve
stoccate in settimana per quando serve.
Al ritrovo due parole con Toscano
che di mantella s’arma contro il fresco
aspettando un inizio un poco piano
mentre per l’intertempo il tasto giusto cerco.
Nel viaggio verso antraccoli sorpresa
di conoscenza di un lettore di queste prosa
e un rapido saluto perché già fiato sostenuto
va e viene da profondo alveolo sconosciuto.
La seconda ruota prenoto per molto
anche se la stanchezza chiede miglior posto,
ma zampellotto malaugurato davanti trovo
appena a metter la testa fuori provo.
Sullo strappo della curva a rumaiolo
rallento vedendo dov’è Sara, un poco arranca
e frazionamento grosso da chiuder prendendo il volo
e cronometro fuori programma sempre oltre quaranta!
Ricongiungimento insperato e dentro Bientina entriamo,
l’ansia di ognuno per lo strappo prossimo s’avverte
e infatti senza motivo nobile rallentiamo
per poi sulla salita giocar tutte le carte.
Scatti e allunghi solitari e poi in cima aspettare
l’arrivo di chi mi continua a sopportare,
poi giù discesa veloce verso la ventosa piana,
ed a tirar controvento 4 km sembrano una settimana.
Svoltando sull’erta finale della kobram
un po’ di vento ci risparmiamo
ma qui l’unica cosa che fa rima è Osram
e così come la girata, meglio forse che qui la chiudiamo!

sabato 22 gennaio 2011

Cosa rimane della crisi?

Il vento ha pettinato bene le piante a modo suo. Quando mi sveglio lo sento ancora al lavoro. Dannazione. Colazione veloce, senza motivo, fuori è ancora buio. Vestirsi veloce, con un motivo, il bagno non è solo mio. Creme per il viso e burro di cacao per le labbra, borraccia per la bici, coraggio per me.

Fuori dalla porta trovo un freddo che non mi dà problemi, è solo il vento a montare un caso che non c’è. E, in ogni caso, il giro in programma mi toglie molti problemi: il giro antivento.

Direzione Marlia, facendo i lavori per gli scatti. Li finisco poco prima della salita, giusto in tempo per raccogliere un po’ di bora trovata sugli argini del Serchio. Le porte al vento non si possono mettere. Così svolto in quella piccola e inesplorata (per me, per la bici) valle che sembra offrirmi un po’ di riparo dal vento.

Grossa traditrice, il vento avvolge il crinale come una sciarpa. Penso alla salita, penso ai watt, perché faccio così tanta fatica? Presto detto, oggi è crisi. E pian piano si diffonde ovunque, posso solo cercare di arginarla. Allora guardo il panorama, al diavolo i watt, oggi non è giornata. Riesco a vedere un cielo grigio che non dà speranza di luce, una salita carina che in giorni migliori avrei sputo apprezzare di più e le foglie che si inventano acrobazie senza ritorno dagli alberi alla strada.

Sento il cambio che mi danna l’anima, anche lui ci si mette. Se Dio vuole, se esiste, non ci credo, ma adesso non c’entra nulla questo discorso, la salita finisce ed io ringrazio. Mantellina per far prendere altre strade all’aria e giù. Discesa tecnica e da fregarsi le mani, in giorni migliori. Adesso è sporca, non l’ho mai fatta, non sono lucido, e quindi lascio perdere e mi lascio frenare.

Prossima salita Aquilea. Per oggi come il Mortirolo, anche se qui un po’ di paesaggio si vede. Nel tratto più impegnativo mi vergogno di registrare certi dati sul Power Tap, ma ci pensa lui con la sua sfacciataggine a cancellarli, e addio scaricamento sul PC.

In discesa rispolvero le doti di navigatore naturale, prendendo un paio di stradine ed andando a finire proprio dove avevo intravisto poco prima di salire. Magre soddisfazioni e grasse risate degli ulivi della salita di Matraia, che tante volte mi hanno visto. Le ultime due mi hanno visto molto bene, gli ho aiutati con la mia velocità. La scorsa volta alla GF Michele Batoli, nel pieno di una crisi tanto improvvisa quanto esplosiva, ed eppure effimera. Dopo poco ritrovai brio e feci una cronometro fino all’arrivo.

Oggi invece no, le gambe sono le stesse ma hanno un inverno in più e, soprattutto, parecchi km in meno. Così lottando salgo e arrivo, ne approfitto per mangiare la barretta e mi pare già di star meglio. Sono un’illusionista. Su ogni piccolo strappo successivo sempre la solita scena: buon inizio e pessima fine, come molti film.

Arrivato a Collodi decido che con la salita è meglio chiudere oggi, anche se nel giro programmato ne mancavano altre due, brevi. Allora pianura e vento fino a Ponte Buggianese per vedere il giro di domani. E poi un trascinarsi fino a casa. Ma una volta arrivato mi viene da chiedermi “che cosa rimane della crisi?”.

Domani rispondo.

venerdì 21 gennaio 2011

Ricapitolando, allenamenti specifici della prima settimana

Questa settimana ho provato uno schema di allenamenti che seguirò (tempo e impegni permettendo) per le prossime 4 settimane, di cui 3 saranno di carico ed una di scarico. L'ultima purtroppo non coinciderà con la prima gara, ma dovrò aspettare ancora una settimana. So però che più avanti avrò dei problemi familiari e l'allenamento passerà in secondo piano. Quindi bene sfruttare il tempo che ho e queste giornate discrete.

Martedì ho fatto una seduta basata sulla forza resistente. Riscaldamento di circa mezz'ora e poi la prima delle due serie di lavori. Salita di Santa Maria a Monte, la più adatta a fare quel che devo, e soprattutto vicina a casa. La serie è costituita da 3' al livello di potenza VO2Max, da fare 5 volte, con un tempo di recupero di 3' fra l'una e l'altra. L'esercizio in totale dura 27'. Poi dieci minuti di scarico, e quindi l'altra serie. Nel finale defaticamento fino a casa. Nemmeno due ore, ma almeno c'è la sensazione di aver fatto qualcosa di serio. E le gambe ne hanno la conferma.

Mercoledì seduta basata sulla potenza neuromuscolare, quella degli scatti e delle volate praticamente. A cosa serve ad uno come me? Beh, serve a tutti credo, e per me è un punto fermo dell'allenamento. Aiuta un sacco di cose: rilanci, scatti, volatina di gruppo, ecc... Per questo almeno una seduta a settimana dedicata appositamente a questa forza, la devo fare. Per questa settimana 3 serie da 3, scatti da fermo con il massimo rapporto, ma già dalla prossima passerò a 4 per serie.
In questa uscita, dopo averne fatte 2 (di serie) ho fatto una salita pedalabile a buon ritmo, livello 4 di potenza. Poi nel ritorno verso casa ultima serie di scatti, ma invece che 3 ne ho fatti 5. l'intenzione era recuperarne uno vento malissimo nella seconda, a causa del traffico. Poi invece non ho resistito da fare il quinto infilandomi dietro un camion in ripartenza. È stato quello con il picco maggiore!

Giovedì invece è stato quasi la copia del martedì, l'unica differenza è che ho aggiunto un tratto di 10' di pianura a buon passo dopo le due serie, e poi un po' di scarico.

Oggi riposo, domani invece spero di poter fare una bella uscita con un po' di salita, più i lavori in volata. Imposterò il giro in modo che il vento mi dia meno noia possibile. Domenica invece, sicuramente in versione cadavere dopo il giro del sabato, giro più breve ma più intenso con l'ormai testato gruppo di Ponte Buggianese.

lunedì 17 gennaio 2011

Gambe nella nebbia, Terza uscita di gruppo


Previsioni del tempo: sole. Tempo: nebbia. Oltre la nebbia c'è il sole, arriverà, questione di tempo. Dieci minuti alle 8 e sono già in strada. Anche oggi con il gruppo del ponte, il percorso è già più simpatico rispetto a quello dell'altra settimana. Qualche strappetto in più per 5 km in meno, 70 km. Scommetto che in due ore li faremo.

Pochi km ed ho già le mani congelate, eppure non è freddissimo, sarà l'umidità. Quella che prima ti appanna gli occhiali, e poi forma piccole gocce sugli stessi, provocando qualche problema alla mia già debole vista. Incontro Sara, quasi a casa sua, e improvvisiamo un giro di riscaldamento prima di raggiungere il luogo di ritrovo del gruppo. Incontriamo anche il mi babbo con il solito duo Nuti-Parisi. Vanno a fare un po' di salita, un po' li invidio.

Arriviamo al ritrovo in anticipo, vorrei continuare il giretto per non ghiacciarmi, ma le donne hanno i loro comodi e me ne devo rassegnare. Così congelo come un ghiacciolo e quando partiamo è ancora peggio, perchè i 22 all'ora mal si addicono ad un corpo che ha bisogno di riscaldarsi. Mi vien voglia di andare a tirare, ma non ai 22 all'ora. Sara mi blocca perchè è messa peggio di me, ha tosse e raffreddore da vendere, forse qualche linea di febbre, ma è lì lo stesso.

Non passa comunque molto che l'andatura aumenta. Fisiologicamente mi avvicino alla testa del gruppo (siamo tantissimi, troppi) e sui primi due zampellotti sono già lì davanti. Pianura. Quando tocca a me a tirare c'è un fastidioso vente contrario, ma ho l'esperienza giusta per ammettere che di vento non ce n'è poi molto, sono le gambe che oggi non ci sono, o meglio, lavorano non al massimo.

Sicuramente influisce anche l'uscita di ieri, sabato. Lavori per la forza neuromuscolare e poi una bella salita di 13 km. Un sole stupendo e un cielo azzurro bellissimo, un tepore inusuale per gennaio, si stava da Dio.

Qui c'è ancora nebbia però, e sono quasi le dieci. Maledette previsioni, ho ancora gli occhiali bagnati e anche il resto non scherza. Lascio fendere l'aereosol atmosferico ad altri e mi faccio pian piano riassobire. Chiedo a Sara come sta, e la risposta non è proprio confortante.

Prima di avvicinarsi agli altri zampellotti tento una inspiegata fuga solitaria. Non era nemmeno una fuga, perchè pensavo di avere il resto della ciurma alla mia ruota, ma quando mi sono accorto che avevo solo la nebbia ho continuato ancora un'altro po'. Un'anticipo delle ripetute in pianura che farò più in là nella stagione.

Sul primo strappo dò una mano a Sara, che stà sempre peggio, e le consiglio pure di lasciar perdere, che così si ammazza e basta. Niente. Rientriamo facendo un po' di dietro macchina ai 55. Poi ancora due strappi in successione, lì va meglio.

Mangio la mia barretta che sembra becchime ed è già tempo della nuova salitella, la più "lunga": Santa Colomba. Non stò malaccio, e quando due tentano di evadere li raggiungo con una accellerazione buona, ma mi metto alla loro ruota. Evito di aumentare per non complicare ulteriormente la vita a Sara. Poi ci raggiunge un altro gruppetto di evasi, ci superano ma accelero e mi rimetto davanti, stabilendo definitivamente le gerarchie.

Tutto ciò però non è bastato, perchè Sara rimane attardata, ma forse è meglio così. Si evita un martirio e guadagna una doccia calda che non le può che fare bene. Ah, è uscito il sole intanto.

Io mi metto a ruota degli altri, a fondo gruppo. Poi dal niente succede quelloc he non vorresti mai vedere. Un inspiegato frazionamento che ci costa oltre un centinaio di metri dalla prima parte del gruppo. Una divisione a metà quasi perfetta forse anche voluta da qualcuno, ma non da me. Allora mi metto davanti e inizio a tirare. Solo che chiudere un buco quando davanti viaggiano a 40/45 non è proprio il massimo, soprattutto per le gambe di oggi!

Tocco i 65 orari su una brevissima discesa, rimango sui 50 nelle leggere ondulazioni successive, e riusciamo (uso del noi per eccesso di modestia) a rientrare proprio ai piedi della salitella successiva. Ho solo la forza per non staccarmi. Inc ima aumentano e continuo ad avere solo la forza per non staccarmi. Strappi successivi, e ancora solo la forza per non staccarmi.

Da questo punto alla fine del giro è solo questione di sopravvivenza e di fitta nebbia, nebbia di occhi, di una mente e di un corpo ormai alla frutta. Come nelel privisoni due ore sono bastate, con loro media dei 35. Rientro a casa con estrema calma, cercando di sciogliere i muscoli un po' "attapirati".

113 km in totale, e va bene così. Alla prossima.

lunedì 10 gennaio 2011

Dimenticare qualcosa, per un po'. Seconda Domenica in gruppo

Si scrive sempre un po' malvolentieri quando si hanno dei problemi relativi a quelloc he si scrive. Figuriamoci poi se i problemi non sono nuovi ma vecchi, e ritornano quando meno te l'aspetti. Anche se ormai, a dir la verità, me lo aspetto sempre. 
L'unica cosa che posso realmente fare è andare avanti. Un po' perchè indietro non si può tornare, fermo non posso stare ed è bene che sia un muro a fermarmi, piuttosto che l'issarsi di una bandiera bianca.

Così anche la seconda domenica in bici col gruppo è scesa per strada. Ha un sapore dolciastro, come tutte le domeniche miti e umide d'inverno. Non sai cosa sia quell'odore, forse è solo quello che vogliamo sentire, e per me è un qualcosa di rassicurante, una bonaccia di terra.
Alle 8 sono in strada, alle 9.30 parte il gruppo di Ponte Buggianese, da provare. Largo anticipo, ma tardi non posso fare quindi metto km nella gambe prima. Incontro subito il Nuti, e cambio il giretto di riscaldamento che avevo in mente per fargli compagnia fino a Chiesina Uzzanese. Si parla, inizio ad avere caldo, si inizia insomma.

Poi torno indietro, direzione Orentano, a "prendere" Sara sotto casa. Andiamo verso il ritrovo assieme, arriviamo in anticipo, quanto basta per svuotare il serbatoio prima della partenza e di assistere a forti azioni separatiste di individui stanche del solito percorso ripetitivo. Per noi è la prima volta, quindi può andare bene, anche se di salita ce n'è poca. Meglio dire che non ce n'è per niente, ma nelle tavole piallate anche la minima imperfezione del legno è un qualcosa di fin troppo rilevante.

Così si parte, direzione Lucca. Siamo veramente tanti, almeno 60, a stare stretti. Io e Sara stiamo davanti invece, è meglio evitare i bassifondi di un serpentone che rischia di dividersi ad ogni incrocio. 
I primi km sono abbastanza tranquilli, si viaggia attorno ai 32-33 all'ora e a ruota si fa veramente poca fatica. Il misuratore di potenza conferma il tutto, contrastando un po' il cuore, oggi ribelle e quindi poco significativo.

A Lucca inizia un progressivo aumento dell'andatura. Mi ritrovo davanti, e anche se tento di dare la colpa al destino devo ammettere che mi ritrovo davanti perchè ci volevo essere. Mi accontento di seguire il "rompitraffico" che davanti a me tira, non vorrei fare gaffe. Poi ad un incrocio, in tutta sicurezza, svolto a sinistra mentre vedo arrivare una macchina. Saremo in pochi a passare, gli altri aspetteranno.

In questo momento la corsa è partita. Sono in seconda posizione e chi mi precede inizia a fare i 50, fissi. poi arriva il momento che speri non arrivare mai, quando vedi quel gomito spuntare dal profilo che pian piano si sposta, a destra o sinistra a seconda del vento. Coraggio. 

Mani basse e ci provo anche io, riuscendoci. Non saranno stati 50, ma sotto i 47 non sono mai sceso. Mi è sembrato di tirare un'infinità, in realtà probabilmente saranno stati qualche decina di secondi, ma è utile per il morale non farsi troppe domande. 
Il gruppo è frazionato, ma sinceramente guardo poco quello che succede dietro, mi prometto di farlo più avanti. 

Ed è battaglia, all'ultimo sangue da sputare, almeno per me che non ho la condizione dalla mia e per tutti quelli il cui rumore di fiato ha i decibel neccesari per superare quelli del vento immobile fra noi. Siamo noi che ci muoviamo. A bocca aperta per ruggire in faccia all'aria, sempre più dura da fendere. Scatti e controscatti, tanta fatica, ma sono ancora davanti, dove conta essere per sentirsi importanti per un istante.

Dò una bella tirata, quasta obbiettivamente più lunga, ai 45-46 per ripendere i fuggitivi. Poi mi faccio sfilare per vedere dove sia Sara. Ha ricominciato con la bici da così poco, eppure c'è, lì nel gruppo. Ecco cosa vuol dire aver corso per anni, e continuare a farlo. Io... no Fabio, i rimpianti non servono, ricordatelo.

Così mi prendo un po' di riposo, due minuti proprio, poi ritorno davanti e mi ributto nella samba a passi rotondi. A Marlia decido che è il momento di mangiare, così ritorno nelle retrovie. Ho mezza barretta in mano e mezza fra id enti, quando ad una rotonda si rischia il collasso. Rallentamento forte solo per noi delle ultime file, anche se il mio posto me lo sono riservato là davanti. Indecisioni, sguardi che cercano scuse per rallentare e davanti a me mi ritrovo un buco da chiudere.

Metà barretta in tasca, l'altra ancora in bocca, non riesco a mandarla giù, ha la precedenz al'ossigeno quando sono lanciato ai 47. Altra infinità di tempo incalcolabile, sono rientrato e tutti gli altri attardati sono rimasti ovviamente alla mia ruota. E sono rientrati. Chissà Darwin come chiamerebbe questo comportamento, Linneo sicuramente "Succhiaruote domenicalis".

5 minuti di meritato riposo, poi un paio di brevi asperità mi richiamano al dovere che non ho. Non è nemmeno piacere, perlomeno durante quegli attimi di distruzione cellulare in corso nelle gambe. Quel che conta, di nuovo, è essere lì davanti. 

A Pescia il giro finisce, almeno per me. Aspetto Sara e rientriamo a casa. Anche oggi sono riuscito a dimenticare qualcosa, per un po'.

108 km in totale, media dei 30

lunedì 3 gennaio 2011

La prima girata del nuovo anno: 121 km


Domenica mattina, ore 8.35, cielo grigio, capodanno ancora da smaltire. Fa abbastanza freddo, 1-2 gradi, tendenza a un aumento molto lento. Alle 8.55 sono ad Altopascio dove mi aggrego a un gruppo dal'età media particolarmente elevata: la condizione è quella che è, va più che bene.

la partenza è podistica. Velocità scandalose, 20 al'ora e non di più. In dieci km riusciamo ad arrivare a 25. Strano, l'altra domenica almeno a 30 si andava, con punte di 40 a volte.
Mi prende un freddo clamoroso, il cuore è bassissimo, e mi prende pure il nervoso perchè mi pare di buttare la domenica.

Arriviamo in centro a Lucca, fermi ad un semaforo vediamo sfrecciare un mega gruppo. Li riconosco subito: sono il gruppone della Baldo-Stafan, la migliore squadra amatoriale per le gare in circuito della Toscana e dell'Italia. Saluto tutti e mi lancio all'inseguimento. Ripresi, mi metto in fondo perchè è l'unica cosa che posso fare.

Velocità mai banali, ma non mi creano problemi. Prima salita, il Quiesa, non mi crea problemi perchè non voglio esagerare, scollino con calma e rientro in discesa (anche se mi trovo veramente male con le ruote, ne ho due diverse fra loro). Poi grandi velocità da gara fino all'imbocco della salita successiva: Corsanico. Saranno 5-6 km, una vita che non faccio una salita così "lunga". Fino a ora non ho mai forzato neglia llenamenti precedenti, quindi è un inizio tutto improntato alla prudenza.

I migliori già aumentano a inizio salita, non ci provo nemmeno perchè tanto non ci riuscirei. La mia è una lunga progressione. Aumento il ritmo piano piano, quasi senza accorgermene e seguendo le sensazioni che le mie gambe davano. Sono assolutamente fuoriforma, ma è un piacere vedere di reggere certe velocità in salita da gente che non è affatto sprovveduta. Evito caldamente il fuorisoglia, e sono nel pieno di un continuo recuperare posizioni. L'ultimo tratto è un muro, lì vado su veramente bene e recupero ancora tanto. Alla fine sono far i primi, e su un gruppone di 60 tanto male non è, soprattutto perchè conosco molto bene quanto ancora avrò da lavorare per tornare a un certo livello.

A sorpresa scendiamo da dove siamo saliti, e qui iniziano ad attanagliarmi i primi dubbi: non starò facendo un po' troppo? Quando mi informo dove sono diretti mi prende male. Vanno a fare un'altra salita della stessa lunghezza, ma per me è già tardi e con un altro gruppetto rientramo verso Lucca dal Montemagno. Qui vado su veramente bene, ma una volta iniziata la discesa sento arrivare la crisi. Mangio l'unica barretta che ho portato, e so perfettamente che è troppo poco per le calorie che brucerò. Spero soltanto che il serbatoio di glicogeno sia più pieno di quanto creda.

A quel punto non dò più un cambio e mi metto dietro. A Lucca faccio un errore seguendo il gruppo nella speranza che mi portino verso la via di casa. Invece non faccio altro che allungare, ma almeno posso stare a ruota. Gli ultimi km li faccio in compagnia di un altro che si offre di scortarmi. "mettiti dietro, vado a 30 così ci stai bene". In realtà non scenderà mai sotto 36, con punte di 40. Non mi faccio staccare e a 15 km da casa mi ritrovo, finalmente, da solo. Li faccio tranquillamente, anche se ormai il ritmo preso mi fa viaggiare bene senza accorgermene. E Non vado nemmeno in crisi per fortuna.

Alla fine 121 km e bella sorpresa per come ho tenuto certi ritmi nelle mie incerte condizioni. Se ciò significa ripartire da una base più elevata rispetto all'anno scorso, non posso che dire che è un buon inizio.