lunedì 10 gennaio 2011

Dimenticare qualcosa, per un po'. Seconda Domenica in gruppo

Si scrive sempre un po' malvolentieri quando si hanno dei problemi relativi a quelloc he si scrive. Figuriamoci poi se i problemi non sono nuovi ma vecchi, e ritornano quando meno te l'aspetti. Anche se ormai, a dir la verità, me lo aspetto sempre. 
L'unica cosa che posso realmente fare è andare avanti. Un po' perchè indietro non si può tornare, fermo non posso stare ed è bene che sia un muro a fermarmi, piuttosto che l'issarsi di una bandiera bianca.

Così anche la seconda domenica in bici col gruppo è scesa per strada. Ha un sapore dolciastro, come tutte le domeniche miti e umide d'inverno. Non sai cosa sia quell'odore, forse è solo quello che vogliamo sentire, e per me è un qualcosa di rassicurante, una bonaccia di terra.
Alle 8 sono in strada, alle 9.30 parte il gruppo di Ponte Buggianese, da provare. Largo anticipo, ma tardi non posso fare quindi metto km nella gambe prima. Incontro subito il Nuti, e cambio il giretto di riscaldamento che avevo in mente per fargli compagnia fino a Chiesina Uzzanese. Si parla, inizio ad avere caldo, si inizia insomma.

Poi torno indietro, direzione Orentano, a "prendere" Sara sotto casa. Andiamo verso il ritrovo assieme, arriviamo in anticipo, quanto basta per svuotare il serbatoio prima della partenza e di assistere a forti azioni separatiste di individui stanche del solito percorso ripetitivo. Per noi è la prima volta, quindi può andare bene, anche se di salita ce n'è poca. Meglio dire che non ce n'è per niente, ma nelle tavole piallate anche la minima imperfezione del legno è un qualcosa di fin troppo rilevante.

Così si parte, direzione Lucca. Siamo veramente tanti, almeno 60, a stare stretti. Io e Sara stiamo davanti invece, è meglio evitare i bassifondi di un serpentone che rischia di dividersi ad ogni incrocio. 
I primi km sono abbastanza tranquilli, si viaggia attorno ai 32-33 all'ora e a ruota si fa veramente poca fatica. Il misuratore di potenza conferma il tutto, contrastando un po' il cuore, oggi ribelle e quindi poco significativo.

A Lucca inizia un progressivo aumento dell'andatura. Mi ritrovo davanti, e anche se tento di dare la colpa al destino devo ammettere che mi ritrovo davanti perchè ci volevo essere. Mi accontento di seguire il "rompitraffico" che davanti a me tira, non vorrei fare gaffe. Poi ad un incrocio, in tutta sicurezza, svolto a sinistra mentre vedo arrivare una macchina. Saremo in pochi a passare, gli altri aspetteranno.

In questo momento la corsa è partita. Sono in seconda posizione e chi mi precede inizia a fare i 50, fissi. poi arriva il momento che speri non arrivare mai, quando vedi quel gomito spuntare dal profilo che pian piano si sposta, a destra o sinistra a seconda del vento. Coraggio. 

Mani basse e ci provo anche io, riuscendoci. Non saranno stati 50, ma sotto i 47 non sono mai sceso. Mi è sembrato di tirare un'infinità, in realtà probabilmente saranno stati qualche decina di secondi, ma è utile per il morale non farsi troppe domande. 
Il gruppo è frazionato, ma sinceramente guardo poco quello che succede dietro, mi prometto di farlo più avanti. 

Ed è battaglia, all'ultimo sangue da sputare, almeno per me che non ho la condizione dalla mia e per tutti quelli il cui rumore di fiato ha i decibel neccesari per superare quelli del vento immobile fra noi. Siamo noi che ci muoviamo. A bocca aperta per ruggire in faccia all'aria, sempre più dura da fendere. Scatti e controscatti, tanta fatica, ma sono ancora davanti, dove conta essere per sentirsi importanti per un istante.

Dò una bella tirata, quasta obbiettivamente più lunga, ai 45-46 per ripendere i fuggitivi. Poi mi faccio sfilare per vedere dove sia Sara. Ha ricominciato con la bici da così poco, eppure c'è, lì nel gruppo. Ecco cosa vuol dire aver corso per anni, e continuare a farlo. Io... no Fabio, i rimpianti non servono, ricordatelo.

Così mi prendo un po' di riposo, due minuti proprio, poi ritorno davanti e mi ributto nella samba a passi rotondi. A Marlia decido che è il momento di mangiare, così ritorno nelle retrovie. Ho mezza barretta in mano e mezza fra id enti, quando ad una rotonda si rischia il collasso. Rallentamento forte solo per noi delle ultime file, anche se il mio posto me lo sono riservato là davanti. Indecisioni, sguardi che cercano scuse per rallentare e davanti a me mi ritrovo un buco da chiudere.

Metà barretta in tasca, l'altra ancora in bocca, non riesco a mandarla giù, ha la precedenz al'ossigeno quando sono lanciato ai 47. Altra infinità di tempo incalcolabile, sono rientrato e tutti gli altri attardati sono rimasti ovviamente alla mia ruota. E sono rientrati. Chissà Darwin come chiamerebbe questo comportamento, Linneo sicuramente "Succhiaruote domenicalis".

5 minuti di meritato riposo, poi un paio di brevi asperità mi richiamano al dovere che non ho. Non è nemmeno piacere, perlomeno durante quegli attimi di distruzione cellulare in corso nelle gambe. Quel che conta, di nuovo, è essere lì davanti. 

A Pescia il giro finisce, almeno per me. Aspetto Sara e rientriamo a casa. Anche oggi sono riuscito a dimenticare qualcosa, per un po'.

108 km in totale, media dei 30

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