lunedì 31 gennaio 2011

La crisi del sabato-Il ritorno

Il sabato è un po’ il giro che dedico a me stesso, tracciando un percorso con salite multiple e varie. Per ora niente di particolarmente impegnativo, sia come durata che come dislivello complessivo. Bisogna tenere conto anche delle fatiche degli allenamenti specifici settimanali, che è vero che mi impegnano al massimo un paio d’ore scarse, ma è altrettanto giusto considerare l’intensità di queste.

Così in questo sabato di fine Gennaio ho pensato ad un giro con delle salite molto diverse fra loro, un po’ per allenamento e un po’ per abituarmi a tutto.

Parto alle 7.45 circa, e dopo poche pedalate capisco che sarà un sabato in fotocopia a quello scorso: le gambe non ci sono. È una maledizione. Questa volta però metto subito a frutto la lezione dell’altra volta, e cerco di evito di fare il Rambo illudendomi di essere in una giornata si. La prima cosa che elimino dal programma sono gli scatti. Dopo 3 serie, in giorni così, non fanno altro che spengere del tutto la fiammella.

Così senza forzare mi dirigo verso Pescia, infastidito da un leggero vento nord-orientale e da qualche goccia d’acqua che cade dal cielo. Eppure aveva messo sole e qualche nuvola!
Arrivato nella cittadina alle porte della Svizzera pesciatina, mi rassegno del tutto al tempo capriccioso che si lascia andare del tutto in una pioggerella debole ma costante.

Inizio la salita di Malocchio con moderazione. I tornanti ed i tratti al 10% mi fanno sentire a casa nonostante tutto, e scandisco un passo che mi sembra ideale per non morire e completare il giro senza grossi problemi. A metà salita circa la debole pioggia si trasforma prima in nevischio e poi in neve. Potrei domandarmi chi me lo fa fare ma mi sembra un inutile modo per confermarmi che tanto sano di mente non sono.

La salita finisce a circa 500 m di quota, con una bella nevicata in corso che mi accompagna anche fino a metà discesa, condita però da un fastidioso vento che il versante più esposto a est giustifica.
Poi a Montecatini inizio la seconda salita, la più facile e breve della 4 che mi aspettano. Niente da segnalare se non che nella discesa successiva stavo per stendermi su un tornante a causa della mia noncuranza della strada bagnata.

Da questo momento in poi metto più giudizio, e a rallentarmi ulteriormente è il vento che si stà alzando in modo sensibile. Riesco a riempire le vele solo per pochi km, poi è una guerra per mantenere la bici in una posizione che ricordi quella ortogonale al suolo. Per fortuna però dura poco, perché la svolta verso Montevettolini mi offre una buona ragione per sperare che gli aspri pendii del Montalbano mi riparino dal vento.

Mai illusione fu più grande. Subito mi rendo conto che ci sarà da patire, e se non sono certo i dolci tornanti verso il paesello sopraccitato a preoccuparmi, sono le rampe assassine che mi attendono oltre il paese. Neanche a dirlo, dalle rampe scendono verso di me delle raffiche micidiali, che sommate al 13% di pendenza formano un cocktail di una mostruosità allarmante.

Ci vuole un bel po’ di fiato per arrivare in cima, con relativa gola congelata visto che il vento, oltre che forte, è pure freddo. Scollinare è sempre piacevole, ma in questo frangente apprezzo con tutto me stesso il momento. Nella discesa mi mantengo tranquillo e non prendo troppi rischi, ed arrivo a Casalguidi mangiando una barretta per sopperire alle riserve di glicogeno che, visti gli sforzi, a fine giornata saranno esaurite.

L’ultima salita, il San Baronto, è un’autostrada di dolci pendenze fra il 4 ed il 6% ideale per questo periodo, nonché l’ultima asperità degna di nota di giornata. Le gambe fanno veramente male e anche il contakm mi ricorda che di solito uso tenere un paio di km all’ora in più su questa strada. Ma ci accontentiamo per oggi.

L’arrivo in vetta mi sorprende per due motivi. Il primo è che me al ricordavo più lunga, e questo è il lato buono della faccenda. Quello cattivo è che c’è quasi una tormenta di neve! Neve di poco conto, perché molto bagnata, ingigantita dal forte vento, ma pur sempre neve. Mi accompagna fino a metà discesa, poi si trasforma in pioggia e mi bagno bene tutti i pantaloni e il didietro. 



Praticamente le difficoltà sono terminate, mi rimane la dolce collina di Cerreto Guidi, un po’ di pianura per raggiungere la salitella di Poggio Adorno, questa stessa salita e infine, finalmente, casa.

Giornata da lupi e nemmeno brillante, ma con 1400 m di dislivello abbondanti messi in soccoccia e 103 km per 4 ore esatte. Tutto sommato va bene così, più che altro perché mi sono comunque divertito.


PS: domenica-> Piove. Dei rulli non ho nemmeno sfiorato l’idea, molto meglio una mattinata di studio. Di riposo.  

2 commenti:

  1. Ottimo lavoro. Io oggi, dopo la pausa forzata di ieri, mi sono sciroppato un bel lungo di 4h10 100 Km 9 Salite ( la numero 8 era Malocchio) e 1800 metri di dsl...hehe...no comment.

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  2. Boia... deve essere stato sicuramente un bel giro! Complimenti!

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