lunedì 7 febbraio 2011

L'eco delle gambe vuote

Che settimana! Di tutti i lavori che dovevo fare, non ne ho fatto nemmeno uno! Lunedì, dopo la pausa forzata per il maltempo di domenica, sono uscito per fare i lavori di potenziamento in salita, ma già da subito ho capito che c’era qualcosa che non andava. Infatti la prima ripetuta mi ha avvertito che la situazione era veramente triste, e a metà della seconda mi sono arreso: gambe vuote! Sono tornato quindi tranquillamente a casa, sperando che fosse solo il male di un giorno.

Martedì, per recuperare l’uscita in gruppo non fatta della domenica, sono tornato “a casa” nel gruppo della pausa pranzo del Tamoil. La crisi profonda del giorno prima però è ancora lì nelle mie gambe, e capisco che forse è il memento di lasciar perdere i programmi e fare una settimana di scarico. Il giro con loro è stato piuttosto tranquillo, anche per il vento fastidioso, ma non sono mancati dei momenti dove ho rischiato di staccarmi. Sempre a fondo gruppo, qualche ventaglio mi ha fatto soffrire un po’, ma alla fine ho completato il giro senza grossi problemi (e vorrei vedere, non ho mai messo il naso fuori) non disputando però la volata, cosa che non è da me.

Mercoledì invece tranquilla uscita di un paio d’ora con la salita del monte Serra fino ai Cristalli. Andatura sempre controllata, gambe sempre non pervenute. In cima all’ascesa non stavo neanche malissimo, anche se ovviamente aumentare sarebbe stato quasi impossibile data la totale mancanza di forze.

Giovedì e Venerdì niente, riposo, ma soprattutto stress. Questo però è un altro discorso non di competenza di questo ambito. Sabato, fiduciosamente, sono partito per un paio d’ore un po’ ondulate, ma purtroppo i giorni di recupero a poco sono serviti, e mi sono ritrovato a portare a spasso due gambe ancora una volta più spente che mai.

Non rimane che la domenica, per fare qualcosa di serio. Le premesse sono tutte contro, ma parto lo stesso con l’idea di fare 4 ore, costi quel che costi. È una mattina un po’ umida e nebbiosa, ma ne sono contento perché almeno non è brinata.
Prima di trovarsi alle 9 e mezzo al ritrovo al Ponte Buggianese, faccio un ora e mezzo senza grosse aspettative in compagnia di Sara. Facciamo un pezzo del Vico, ma è tardi e scendiamo subito, andando verso il Ponte in modalità cronocoppie.

Già da qui sento che forse un po’ meglio stò, ma non mi sbilancio con me stesso. Arriviamo alla partenza in perfetto orario e nemmeno ci fermiamo, perché stanno partendo tutti! Ovviamente non mi dispiace affatto non fermarmi, così evito di ghiacciare e patire freddo.

In realtà i primi km un po’ lo soffro, perché l’andatura è molto tranquilla e la fatica praticamente inesistente. Un paio di chiacchere, un paio di sguardi indagatori, un paio di pensieri che passano e se ne vanno, la strada che raccoglie tutto e non promette niente.

All’altezza di Castelmartini inizia ad aumentare l’andatura, guarda caso quando al pianura lascia spazio a dolci falsopiani all’insù. Sono a fondo gruppo, siamo tantissimi (almeno 70-80) e vedo crearsi qualche buco. Inizio a risalire posizioni per evitare di rimanere tagliato fuori dal giro. Inaspettatamente la rimonta prende la forma di varie accelerazioni in serie. Le gambe sembrano vive e quasi senza accorgermene sfrutto al volo l’occasione, guadagnando la testa del gruppo e provando un improbabile allungo.

Prima di Lamporecchio, su una breve salitella, convinto di tirare il plotone, mi ritrovo da solo davanti. Forse sto un po’ esagerando. Ma che bello essere di nuovo padroni delle proprie volontà!
Arrivano poi gli strappi di Borgano, zampellotti in serie decisamente adatti al divertimento in giornate come questa. Rimango lì davanti fino a quando mi tocca tirare, e do il mio contributo. Sull’ultimo strappo ci ricongiungiamo con il gruppo dei fuggitivi che mi ero completamente perso. Evidentemente sono evasi quando ero ancora un po’ dietro e non me ne sono accorto.

Nel tratti di lunga pianura a seguire alternanza fra la testa e la pancia, del gruppo ovviamente. Rimango definitivamente davanti dalle lievi ondulazioni della circonvallazione di Fucecchio fino alla salita di Montefalcone, quella della Kobram per intenderci.

La salita è la stessa, la strada pessima uguale, cambia solo la condizione delle gambe. Non è quella di quel giorno, ma riesco comunque a collinare in seconda posizione, per poi defilarmi aspettando Sara e finendo il giro con altri membri del gruppo. Ne approfitto per fare un po’ di scatti, staccandomi e rientrando con una mezza volata.

In definitiva 118 km, bella giornata di bici, divertimento e piccole, ma indispensabili, soddisfazioni della vita.

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