lunedì 11 aprile 2011

GF della Versilia

L’ultima fatica granfondistica prima dell’allontanamento da queste competizioni deciso da tempo: GF della Versilia.



La mattina parte male perché dopo una settimana di mattine sempre assolate o di nebbie alte, proprio oggi c’è un umidità incredibile che ha bagnato anche le strade. Di tempo in ogni modo ce n’è parecchio e prima della partenza. Passo quindi a prendere Sara e ci dirigiamo verso Viareggio mancando la coincidenza con il trenino di auto dei compagni proveniente da Prato.

Ci becchiamo comunque a Viareggio e dopo un veloce ritiro del pacco gara (solito “pacco” con kg di carta e poco altro) la veloce vestizione. Scelgo per la tenuta estiva più manicotti, anche se so che dureranno poco.
Breve attesa in griglia con un buon rock a manetta per la felicità degli abitanti del lungomare, anche se gli AC/DC dello scorso anno sono inarrivabili.

La partenza è veloce ma non come l’anno scorso, infatti raramente si superano i 50 orari. Fra mille borracce che volano dopo ogni voragine e una caduta ad una rotonda evitata, perdendo diverse posizioni, finalmente arriva la salita. Mi sento bene e la faccio con passo buono, senza arrivare però mai a spremermi.

Il problema è la discesa, che complice il fondo umido diventa per me una vera tortura. Mi sorpassano di sopra e di sotto, destra e sinistra, ma non mi sento sicuro e di rischiare proprio non mi va. In fondo mi accodo ad un gruppetto con il quale poi scollino il Pitoro senza grosse difficoltà.

Nella lunga e dolce discesa verso Lucca mi entra una gran bella sinusite dovuta alla frescura di questa strada: la Freddana. Un nome, una garanzia. Si forma intanto un bel gruppo fra gente ripresa e altra rientrata, e io ovviamente non tiro un metro.

Lo strappo successivo mi coglie un po’ impreparato e freddo. Oltre che a prenderlo troppo indietro, lo subisco anche un po’ e il risultato è di ritrovarmi a collinare con una 50ina di metri dalla testa del gruppo, ormai frazionato. Così mi ci vuole tutta in discesa per rientrare, riuscendoci fortunatamente e mettendo alle spalle così la prima penosa discesa.
Ecco poi la successiva salita di Vigna Ilaria, dove le sensazioni non sono ancora buonissime ma in miglioramento. In discesa mi difendo e si arriva al Piccolo Mortirolo. Le pendenze più impegnative rispetto a tutte le salite precedenti mi favoriscono,  e mentre gli altri si piantano le mie gambe si sciolgono e mi rendo conto di poter andare molto più forte, ma mi limito.

Si scollina in tre, di tutti quelli che eravamo, e mi torna utile per la successiva discesa, dove posso prendermi la tranquillità di non rischiare, ben sapendo di avere il gruppo esploso dietro. Infatti poi ci ricompattiamo nel falsopiano che porta alla successiva, breve e facile asperità di Gavine. Anche qui gamba molto buona.

Poi è la volta del secondo Pitoro, da un versante che quasi si fa fatica a chiamarlo tale, tanto è facile l’ascesa. Sempre a gruppo compatto, facciamo la discesa e si arriva al bivio dei percorsi. Svolto per il lungo e dopo nemmeno due km comincia la salita di Corsanico, che poi altra non è che la prima discesa. Siamo in una decina e c’è un tizio che veramente “non la sente” e si mette davanti facendo un ritmo al quale resistiamo solo in due, varcando la cima in tre quindi.

Sempre lo stesso ha le furie anche in discesa e io, memore dei tratti umidi fatti salendo la prima salita (che ora scendiamo) mi viene naturale tirare un po’ i freni. Arrivo quindi in fondo con nemmeno dieci secondi di ritardo dai due, ma decidono di menare e io di non provare nemmeno a seguirli: per due posizioni la vita non mi cambia.

Raggiungo da solo, col gruppetto di prima poco alle spalle, la salita di Montebello che faccio in totale solitudine spingendo quanto potevo. In cima vedevo poco avanti i due fuggiaschi, che poi ho riperdo in discesa. Nel tratto di pianura antecedente l’ultima salita vado tranquillo sperando di essere ripreso dagli altri, ma lo fanno solamente all’imbocco di Capezzano.

Uno urla “andiamo regolari via... tranquilli”, con chiaro riferimento a me. Io mi volto e gli rispondo a che a me in discesa non mi attende nessuno e me ne vado. Durante i 5 km di salita riprendo una decina di persone, e in cima trovo la Gentili con tanto di gregari. Prometto a me stesso di non staccarmi in discesa ad ogni costo, perché poi i suoi gregari mi porteranno fino all’arrivo.
Infatti sulla discesa non li mollo, fidandomi delle loro traettorie veloci e pulite, che mi consentono di superare quest’ultima discesa tecnica senza nessuna paura e preoccupazione.

Fino all’arrivo ovviamente a ruota del trenino, raccogliendo anche superstiti scoppiati in qualche gruppo precedente. Sento avvisaglie di crampi ma niente di che, stringo i denti e taglio il traguardo.


Alla fine 111°, a 31 minuti dal primo. Stranamente lo scorso anno ci misi ben 8 minuti in meno, ma arrivai a 37’ di ritardo! È proprio vero che ogni gara è diversa di anno in anno, nonostante il percorso sia lo stesso.
Soddisfatto per il divertimento, soprattutto per il finale dove nonostante la stanchezza, in salita me la sono cavata bene.   

Nessun commento:

Posta un commento