sabato 16 ottobre 2010

Prima girata in MTB: inizio col botto!

L'ultima volta che ho preso la MTB per fare un percorso da vera MTB probabilmente risale a una decina di anni fa. Fino a ora mi sono limitato a usarla per spostamenti di servizio o piccole giratine insignificanti. Oggi invece l'impegno è serioso. Sveglia alle 7.20, partenza alle 7.50. Non oso immaginare per quali improponibili strade mi porterà il mi babbo, ma confido in un po' di clemenza.

Dopo circa 1 km di strada asfaltata si entra già nel bosco. E che ingresso! Per me, così imbranato e totalmente a secco di esperienza nel settore, è subito una guerra. Il sentiero è veramente stretto e quasi scomparso, le fonde delle piante coprono la visuale e mi strusciano ovunque. Tortuosità che non lascia tempo nemmeno per respirare. Quando sbuchiamo su una strada di bosco di dimensioni decenti, mi accorgo di avere già il fiatone. 



Il fondo adesso è migliorato però, si prosegue bene. Mai parlare troppo presto però. Davanti si profila un lago che copre quasi interamente il tracciato. Il mi babbo lo prende di petto e, con qualche rischio, riesce a passare. Io invece ci rinuncio in partenza e passo di fianco, nel bosco. Troppo impegnativo per adesso, devo prenderci un po' di confidenza. Così, fra una pozzangherona e l'altra, fra un tronco caduto e la profonda ruotata di un trattore, si va avanti.

Arriva la salita, non mi illudo certo di confermare le prestazioni su strada e faccio bene. A metà salita mi sento molto poco in equilibrio e metto il piede a terra. Errore, mi tocca finirla a piedi. In cima, un falsopiano abbastanza semplice ci porta a Cerretti. Da qui prendiamo un sentiero che dovrebbe sbucare a Montefalconi. Il condizionale però è d'obbligo. Il mi babbo ha praticato per tanti anni la mtb, ma negli ultimi 10 praticamente mai e il bosco è molto cambiato.

Infatti la strada che intendeva prendere non c'è più, ne proviamo un'altra. Ripida discesa che ci porta su un altro sentiero, è quello giusto. Tempo poco e davanti appare una rampa clamorosa. Stavolta mi concentro e stò attento ai rapporti. In mezzo alla strada c'è una fossa profonda scavata dall'acqua. Stiamo sul bordo esterno, ma ci sono piante e grossi sassi, unito alle pendenze notevoli il tutto diventa difficile.Una, due, tre volte rischio di cadere, ma con attenzione rimango in piedi e riesco ad arrivare in cima vivo.
Subito dopo una ripidissima discesa. Avrei voglia di scendere a tutta, ma evito fortemente perchè non è affatto il caso. Non me lo posso permettere. 
Sbuchiamo sulla strada di Montefalconi, poi torniamo indietro verso il punto di partenza percorrendo un altro sentiero. Costeggia il torrente e negli avvallamenti è tutto allagato. Scendiamo e passiamo a piedi salendo sul ciglio per più di una volta. Fra l'altro una scarpa si attacca malissimo al pedale, è una lotta continua. Metà giro l'ho fatto con una gamba, maremma svizzera. Ma con una gamba davvero!

Terminato il sentiero, si esce di bosco e si torna sulla strada asfaltata di partenza. Il mi babbo vuole andare sul serra, sono le 9.15, è presto, ma del Serra non voglio sentir parlare. Un'altra mezzoretta per me è più che sufficiente. Andiamo così verso le Pianore passando da una strada non proprio ortodossa. Entriamo nel padule e le strade si dividono. Lui va a Ruota, io verso Orentano. Ho un solo obbiettivo: trovare la strada che porta direttamente alla Zizzi.

In cima allo strappo giro subito a destra in una poderale. Passo una casa disabitata, costeggio una vigna e mi imbatto in una zona che neanche Camp Derby. È sconsigliato il passaggio, è un concerto di fucilate. Penso che è meglio evitare e torno indietro. Poi tento la sorte prendendo un sentiero più anonimo che mai. Dopo varie vicessitudini, curve e controcurve mi ritrovo al limite della piana. Poco più avanti una strada risale, forse ho fatto bene!

Invece ho sbagliato, la via è quella della Fonte del Sasso. Poco male, ci arrivo anche di qui. Passo la salite ababstanza impegnativa e una volta arrivato nel falsopiano inserisco il rapporto massimo, voglio forzare. Vado a tutta fino al bivio ai NArdi, quindi prendo la conosciutissima strada che in gioventù ho fatto decine e decine di volte. Spingo ancora al max quando arriva il punto in cui devo girare, una strada che si inserisce a sinistra. Posti così familiari.
Faccio la curva piuttosto forte, e bene. Nessun problema. Passano 5 metri e....

Vedo il cielo. Mi ritrovo steso in terra come un cretino. Non ho la minima idea di come abbia fatto. Mi è andata via la bici a curva finita, verso l'interno, non si spiega. Devo aver trovato di sicuro qualcosa. Mi rialzo immediatamente, o meglio, ci provo. La gamba destra è quasi insensibile alle mie volontà. Metto tutto il peso sull'altra e mi alzo. In piedi ci stò, quindi niente di rotto per fortuna. Maglia e pantaloncini a parte. Sistemo la sella e riparto.

Subito dopo una discesa ripida. Spero che la caduta non mi abbia annebbiato troppo, ma la supero bene. Da lì, per arrivare a casa è un gioco da ragazzi. Inizio a vedere gocce di sangue sgorgare dal ginocchio, mi colano per tutta la gamba. I pantaloncini sono appena bucati sul fianco, all'altezza dell'anca. Non lasciano vedere niente, se non una macchia rossa che si allarga.

La girata finisce. Prima di tutto lavo la bici, il fango fresco si lava bene. E poi posso andare felicemente a vedere le ferite. Nulla di che. La prossima settimana si va alla scoperta di altre strade.

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