sabato 25 settembre 2010

Cicloturistica della Rotta... racconto di Ale!!

Al solito cicloturistica con il coltello tra i denti, da queste parti non si trova pace nemmeno facendo una pedalata in solitaria

L'anno scorso fu emozionante: annullato il percorso lungo, su quello corto andature da pro. Sulla prima salita sfida infinita tra plata ed il gringo (per la privacy non sveliamo il suo vero nome, basti sapere che lui non si iscrive alle manifestazioni, salta sulla carrozza a giro iniziato), un personaggio la cui voglia di competere è tale che l'anno passato, sempre a questa cicloturistica, rimasti in pochi nel gruppo di testa si permise di insultarmi perchè non davo cambi a lui ed altri che menavano a 50

Quest'anno, per evitare i rischi di una partenza sprint, decidiamo di avvantaggiarci di 15' circa. Purtoppo per noi il gringo ci aspetta ad una rotonda, e come ci vede si incolla alle nostre ruote.
Un gruppetto che ci passa lo distoglie dall'attenzione verso plata, così anche noi ci accodiamo in fondo.

Ma il gringo è furbo, e non ci mette molto a capire (voltandosi ripetutamente) che io e Fabietto non lo lasceremo libero di rompere i maroni a poveri cicloturisti capitati lì per caso.

Nei km che anticipano la salita invoglio plata a fare un ritmo indiavolato, lui per tutta risposta mi sorride e va a piantarsi a ruota del gringo.

Inizia la salita, ed inizia anche il temporale: non si riesce ad alzarsi sui pedali (altri per la pioggia, io per la panza) che le ruote scivolano.
Fabio prende subito il largo, il gringo è sorpreso e dopo poche centinaia di metri rinuncia all'inseguimento.
Inseguimento che invece io non mollo, facendo tutta la salita dietro ad un signore che non conosceva il termine "andatura regolare", lasciandoci alcuni dei pochi anni rimastimi (ma si dice così?).

plata intanto in testa solitario fa il bel tempo (il cattivo tempo già ce l'avevamo e non sembra il caso di tornare a menzionarlo), poi sulla discesa seguente ci ricongiungiamo e ci diciamo di aspettare gli altri.

Macchè: l'animo guerriero del gringo lo spinge a tirare, ed a invocare cambi regolari. Rivedo passarmi accanto l'immagine di lui che mi offende, quindi anticipo la mossa e lo affianco, rinfacciandogli il tutto. Il simpaticone se la ride, poi torna a tirare. Vabbè.

Sulla seconda salita, complice la mia crisi tanto preventivata (se non ci si allena, non si va da nessuna parte ) quanto sorprendentemente potente, il gruppo si spezza. Il gringo viene sverniciato ancora da plata, quindi in cima decide che per oggi ha subito abbastanza e si allontana a capo chino. plata mi aspetta e ripartiamo.

Da 3 diveniamo 5, complice un mio stop eccessivo al banco del ristoro, e da 5 diveniamo 2 quando la mia posteriore si affloscia, a causa dei ripetuti traumi subiti. Traumi dovuti alla fantastica idea dell'organizzazione di farci passare non da strade normali, ma da un sentiero che si concludeva con un guado (non un ponte, un guado!) di epoca preetrusca, a giudicare dalle iscrizioni rupestri nelle rocce.

Il resto del racconto è censurabile per la solitudine che ci attanaglia da quel momento fino all'arrivo, dove ci rimpinziamo perbenino.

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